Controversie fiscali: cosa sono e come trovare un avvocato esperto in questo settore
Il diritto fiscale rappresenta una branca del diritto finanziario, che a sua volta rientra nel novero del diritto amministrativo.
Il diritto fiscale può essere definito come il complesso di norme e principi che disciplinano e regolano l’imposizione tributaria e non solo; il diritto fiscale infatti disciplina i presupposti, le sanzioni e la natura del tributo da dover versare nelle casse dello Stato, pertanto tale branca del diritto assume un ruolo centrale a livello aziendale, dove è fondamentale conoscere le normative fiscali, effettuare una pianificazione fiscale, conoscere cosa si rischia in caso di evasione fiscale e molto altro ancora.
- Indice articolo
- Cos’è il diritto fiscale
- Principi fondamentali del diritto fiscale
- Tipi di tasse nel diritto fiscale
- Obblighi fiscali delle aziende
- Scadenze fiscali per il saldo IVA
- Gestione delle controversie fiscali
- Strategie di pianificazione fiscale
- Considerazioni finali sul diritto fiscale
- A chi rivolgersi?
- Vuoi una consulenza legale?
Cos’è il diritto fiscale
Il diritto fiscale viene definito come complesso di norme che disciplinano la riscossione, la gestione ed il controllo di ciò che è dovuto, in termini di tasse, allo Stato e alle Pubbliche Amministrazioni in generale.
Pertanto, la suddetta branca del diritto è incentrata sui tributi che occorre versare in favore dello Stato e su tutto ciò che ruota attorno ad essi.
Occorre chiarire fin da subito che nel nostro ordinamento giuridico non esiste una nozione puntuale di “tributo” e che dunque quest’ultimo è stato definito dalla dottrina come una prestazione obbligatoria, imposta e finalizzata a garantire il concorso dei consociati al finanziamento della spesa pubblica, in ossequio all’art. 53 della Costituzione e connessa ad un fattore economico (ad esempio un servizio o una prestazione) che deve essere prevista solo ed esclusivamente dalla Legge (c.d. riserva di legge).
Inoltre all’interno della nozione di tributo vengono ricompresi imposte, contributi, tasse e monopoli dello Stato.
Dopo aver esaminato la nozione di questa branca del diritto, è necessario sottolineare l’obiettivo del diritto fiscale, ovvero permettere alle aziende, e non solo, di comprendere quali tributi devono versare, con quali modalità ed evitare che possano commettere evasione fiscale, fenomeno punito severamente nel nostro ordinamento giuridico.
In parole povere perciò lo scopo del diritto fiscale è quello di garantire alle aziende di essere completamente in regola con il pagamento di qualsiasi tributo e di poter attuare strategie fiscali, del tutto legittime, finalizzate a ridurre il carico fiscale.
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Principi fondamentali del diritto fiscale
Alcuni principi cardine attorno a cui ruota l’intero diritto fiscale sono racchiusi all’interno di svariati articoli della Carta Costituzionale, e si tratta ad esempio:
- Dell’articolo 23 il quale dispone che nessuna prestazione patrimoniale o personale può essere imposta se non in base alla legge (riserva relativa di Legge);
- Dell’articolo 53 il quale stabilisce che tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività e ciò significa che chi possiede un patrimonio, o comunque una ricchezza più elevata, è tenuto a contribuire di più rispetto a chi non ha nulla o chi possiede di meno;
- Dell’articolo 75 della Costituzione, che stabilisce che non è ammesso referendum popolare per deliberare l’abrogazione, sia totale che parziale, di una legge o di un atto ad essa equiparato, per le leggi tributaria e di bilancio;
- Dell’articolo 81 della Costituzione, che stabilisce che con la legge di approvazione del bilancio non è possibile stabilire nuovi tributi e nuove spese.
Ritornando al principio della capacità contributiva, vero e proprio principio fondamentale del diritto fiscale, è necessario tenere presente che non è necessario che ogni tributo sia informato al criterio di progressività, infatti è l’intero sistema fiscale nel suo insieme ad essere improntato alla progressività.
Ciò significa però che possono esserci anche tributi che non sono semplicemente proporzionali come ad esempio l’IRES ed IRAP; il principio in esame ha uno scopo ben preciso, quello di ridurre il divario economico e garantire la redistribuzione della ricchezza.
I principali indicatori della capacità contributiva di un soggetto, sia giuridico che fisico, sono:
- Il reddito, in relazione al quale troviamo le imposte sul reddito (come ad esempio l’IRPEF, IRES, Cedolare secca, Imposte sostitutive etc.);
- Il patrimonio, in relazione al quale troviamo le imposte sul patrimonio appunto (ovvero le imposte di successione, di donazione, IMU, IVIE, IVAFE etc.);
- Il consumo, in relazione al quale troviamo l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA).
A livello imprenditoriale pertanto, se un’impresa ha degli indici di capacità contributiva elevati, e conseguentemente manifesta la propria capacità contributiva, è tenuta a contribuire con tasse più elevate rispetto alle imprese meno ricche.
Proprio qui che gioca un ruolo importante il diritto fiscale ed i professionisti che operano in questo settore, poichè grazie ad essi le aziende possono attuare una strategia di amministrazione fiscale finalizzata a pagare meno tasse, nel pieno rispetto delle leggi fiscali ovviamente.
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Tipi di tasse nel diritto fiscale
La tipologia e l’ammontare delle tasse che le aziende sono tenute a versare all’erario variano a seconda di diversi fattori come ad esempio la dimensione dell’azienda, la sua forma giuridica, il regime fiscale prescelto, il tipo di attività posta in essere e così via.
Ad esempio, le ditte individuali sono assoggettate ad un carico fiscale notevolmente diverso rispetto ad una Società a Responsabilità Limitata (SRL), così come la tassazione tende a variare tra SRL ordinaria e SRLS, ovvero semplificata o società di persone.
Passando invece alle tipologie di tasse presenti nel nostro ordinamento giuridico, spesso si tendono ad utilizzare termini come tributo, imposta, tassa e contributo come dei sinonimi, ma questo uso risulta improprio.
Con il termine tributo infatti, come anticipato, si fa riferimento ad una prestazione obbligatoria richiesta dallo Stato, da un Ente pubblico o da una Pubblica Amministrazione e che ha per oggetto una prestazione pecuniaria a titolo definitivo espressione della potestà di un ente sovrano.
All’interno dei tributi è così possibile identificare:
- IMPOSTE: si tratta di un’obbligazione pubblicistica, normalmente pecuniaria, anch’essa a titolo definitivo, che ha origine diretta o indiretta nella Legge. Il fine dell’imposta è quello di effettuare dei prelievi di ricchezza dai contribuenti al fine di poter far fronte a fini di interesse generale. In altri termini, le imposte sono il mezzo mediante il quale lo Stato coinvolge i consociati al finanziamento delle spese pubbliche;
- TASSE: trattasi di un prelievo che viene effettuato nei confronti di coloro i quali domandano ed ottengono un determinato servizio pubblico divisibile. Normalmente il servizio pubblico viene elargito sulla base della richiesta del soggetto interessato e produce effetti positivi in capo a quest’ultimo, anche se non è sempre così. Alcune volte, infatti, le tasse devono essere versate anche a fronte di un’attività pubblica provocata ma non richiesta dal soggetto obbligato, come avviene ad esempio in caso di pagamento di una tassa giudiziaria;
- CONTRIBUTO: infine, il contributo è un prelievo coattivo di ricchezza attuato nei confronti di chi trae un beneficio individuale da opere e servizi di carattere generale. Si parla, più precisamente, di contributi fiscali richiesti a coloro che si avvantaggiano dell’uso di opere pubbliche, o sociali, determinati accantonamenti di reddito per far fronte ad eventuali esigenze future e così via.
Dopo aver analizzato, seppur brevemente, le varie tipologie di tributi, è bene dare uno sguardo anche alla tassazione aziendale.
In primo luogo occorre citare l’Imposta sui Redditi delle Società (IRES) nonché l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP) che concernono il reddito aziendale.
Per quanto concerne le tasse locali, esiste l’IMU, applicata sui beni immobili delle imprese, l’ICP, Imposta Comunale applicata sulla Pubblicità realizzata dalle imprese e la TARI, ovvero la tassa sui rifiuti.
Un’altra imposta presente nel nostro ordinamento è l’IVA, Imposta sul Valore Aggiunto, che viene applicata sulla vendita di beni e servizi.
Infine, occorre citare anche le imposte che si applicano agli utili divisi tra i soci, che sono infatti tenuti a versare nelle casse dello Stato l’IRPEF, una tassa diretta personale e progressiva il cui importo aumenta a seconda dalla cifra dichiarata con la dichiarazione dei redditi.
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Obblighi fiscali delle aziende
Gestire in modo corretto la compliance fiscale è un compito importantissimo per le aziende, poiché l’articolato quadro normativo ed i diversi soggetti impositivi hanno reso gli adempimenti fiscali una cosa tutt’altro che semplice.
Ad ogni modo, è bene sapere che nel nostro ordinamento giuridico le aziende sono assoggettate a tre imposte principali: IRPEF, IRES, IRAP.
L’IRPEF è un’imposta diretta che colpisce il reddito, ha carattere personale, in quanto è dovuta da tutti coloro che sono residenti sul territorio italiano su tutti i redditi posseduti ed è un’imposta progressiva in quanto il suo ammontare va calcolato con aliquote che dipendono dagli scaglioni di reddito; deve essere pagata dai lavoratori dipendenti, dai lavoratori autonomi, dalle imprese e dalle persone fisiche che percepiscono redditi da un capitale o fondiario.
I quattro scaglioni attualmente applicabili sono:
- Primo scaglione, applicabile ai contribuenti che hanno un reddito che oscilla da 0 euro fino al 15 mila euro (aliquota pari al 23%);
- Secondo scaglione, applicabile ai contribuenti che hanno un reddito che oscilla da 15.001 a 28 mila euro (aliquota pari al 25%);
- Terzo scaglione, applicabile ai contribuenti che hanno un reddito che oscilla da 28.001 fino a 50 mila euro (aliquota pari al 35%);
- Quarto scaglione, applicabile ai contribuenti che hanno un reddito oltre i 50 mila euro (aliquota pari al 50%).
Per quanto concerne le modalità di pagamento invece, il contribuente la versa con un acconto relativo all’anno in corso ed un saldo relativo all’anno precedente.
L’acconto per l’anno in corso può essere versato in una o due rate a seconda dell’importo, ma tutti i contribuenti sono tenuti a pagare detta imposta mediante modello F24.
Le imprese, inoltre, sono assoggettate anche al pagamento di IRAP e IRES, ma la prima riguarda solo i redditi prodotti da società di capitali, società di persone, enti commerciali e ETS (enti del terzo settore).
A decorrere dal 2021 l’aliquota dell’IRAP è pari al 3.90% anche se le singole Regioni hanno la possibilità di muoversi liberamente all’interno di una forbice dello 0.92%.
Il modello IRAP va presentato in modo telematico entro e non oltre il 30 novembre dell’anno successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta.
Per quanto concerne l’IRES, invece, sono tenuti a versarla le società di capitali, le società europee, gli enti pubblici e privati, commerciali e non, le società cooperative, gli enti e le società non residenti in Italia ed infine il trust.
Il pagamento dell’IRES prevede un meccanismo di acconto e saldo, entrambi da versare con modello F24.
La dichiarazione va inviata all’Agenzia delle Entrate entro l’ultimo giorno dell’undicesimo mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta, ergo entro e non oltre il 30 novembre di ogni anno.
I versamenti ed il saldo e l’eventuale acconto IRES devono essere eseguiti entro il 30 giugno, oppure entro il trentesimo giorno successivo.
L’acconto viene pagato in due rate, salvo che il versamento da eseguire alla scadenza della prima non superi 103 euro, mentre in caso contrario le scadenze sono 30 giugno o 30 luglio per la prima rata acconto e seconda rata acconto 30 novembre.
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Scadenze fiscali per il saldo IVA
Quando si parla di scadenze fiscali non è possibile non citare il pagamento dell’IVA; i titolari di Partita IVA infatti devono liquidare e versare l’IVA su base mensile o su base trimestrale.
In caso di liquidazione mensile, essa deve avvenire entro il giorno 16 di ogni mese tramite il modello F24, mentre in caso di liquidazione trimestrale invece essa può essere scelta da coloro che nell’anno solare antecedente hanno realizzato un preciso volume di affari, comunque non superiore a:
- 400.000 euro per i lavoratori autonomi e per le imprese che hanno come oggetto della propria attività la prestazione di servizi;
- 700.000 euro per le imprese che esercitano altre attività o appartenenti a determinate categorie. Ovvero, distributore di carburanti, autotrasportatori di merci conto terzi, esercenti attività di servizi al pubblico, esercenti arti e professioni sanitarie.
Per quanto concerne le aziende che optano per il pagamento trimestrale, queste devono eseguire i versamenti relativi ai primi tre trimestri entro il giorno 16 del secondo mese successivo al trimestre, e sono inoltre tenute alla liquidazione relativa al quarto trimestre effettuata entro il 16 marzo dell’anno successivo.
L’imposta dovuta va maggiorata di un importo pari all’1% a titolo di interessi.
In sintesi, entro il 27 dicembre di ogni anno, tutti i contribuenti titolari di P.IVA sono tenuti a versare un acconto del versamento relativo al mese di dicembre per i contribuenti mensili, o relativo al quarto trimestre per i contribuenti trimestrali.
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Gestione delle controversie fiscali
Le controversie fiscali sono delle particolari liti che coinvolgono da un lato il contribuente e dall’altra l’ente impositore.
Molto spesso si tratta di controversie tecniche che impongono di conoscere la normativa fiscale in modo dettagliato, non a caso infatti con il passare degli anni sempre più aziende si rivolgono a degli esperti del settore fiscale in modo da ottenere consulenze personalizzate e avere un supporto concreto nella gestione delle controversie fiscali, sia giudiziali che stragiudiziali.
Generalmente il contenzioso fiscale viene attivato dall’impugnazione dell’atto che viene emesso dall’ente impositore oppure, in seguito al rifiuto dell’Amministrazione a una domanda di rimborso presentata dal contribuente.
Nella prima ipotesi, si pensi ad esempio all’azienda che riceve una cartella di pagamento, il ricorso presso la Corte di Giustizia Tributaria dovrà essere presentato entro e non oltre i termini previsti dalla Legge, decorrenti dal giorno in cui si riceve l’atto.
Nel secondo caso, invece, il ricorso avverso il rifiuto deve essere presentato prima della prescrizione del rimborso, la quale normalmente avviene in un lasso di tempo considerevole (si parla di almeno 10 anni).
Inoltre, salvo alcune ipotesi eccezionali, nelle controversie fiscali è obbligatoria l’assistenza tecnica: normalmente si tratta di un avvocato fiscale, ovvero un avvocato che si è specializzato in questa particolare branca del diritto.
Avere al proprio fianco un avvocato fiscale è cruciale in quanto, con apposite consulenze, è possibile ottenere informazioni dettagliate sulla normativa nazionale ed internazionale ed evitare così a monte la nascita di eventuali controversie fiscali.
La presenza dell’avvocato è altresì fondamentale anche nella fase patologica, ovvero quando la controversia è già nata, in quanto solo in questo modo è possibile avere una difesa tecnica ed adeguata in un settore tutt’altro che semplice e lineare.
In conclusione, ogni azienda dovrebbe avere al proprio fianco un avvocato specializzato nel diritto fiscale che abbia una certa esperienza nel settore, in modo da evitare spiacevoli soprese.
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Strategie di pianificazione fiscale
La strategia di pianificazione fiscale è finalizzata a sfruttare al meglio le proprie fonti di reddito per ridurre al minimo, nei limiti del possibile, il proprio carico fiscale; infatti il contribuente che riesce ad avvalersi della strategia fiscale più conveniente, realizza un vero e proprio legittimo risparmio, coerente con il principio di libertà d’iniziativa economica privata ai sensi dell’articolo 41 della Costituzione.
Com’è facile intuire, al fine di effettuare una pianificazione legittima, è importante conoscere la normativa fiscale e tutti gli strumenti maggiormente adatti di cui avvalersi in modo preventivo, per evitare di arrivare impreparati al momento in cui si dovranno onorare gli oneri fiscali.
Un esempio di strategia di pianificazione fiscale è il Patent Box, ovvero un regime opzionale introdotto in Italia con la Legge 190/2014 (Legge di stabilità 2015) e, da ultimo, modificato con la Legge 234 del 2021 (Legge di bilancio 2022).
Questo permette di maggiorare, ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive, le spese dell’impresa in relazione a software protetto da copyright, brevetti, modelli, disegni eccetera che siano utilizzati in modo diretto o indiretto nello svolgimento della propria attività d’impresa.
Tali imprese possono maggiorare del 110% le spese sostenute nello svolgimento delle attività di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione ai menzionati beni immateriali, e tutto ciò determina una riduzione da effettuarsi in dichiarazione dei redditi e IRAP.
Ancora, esiste altresì il TFM (Trattamento di Fine Mandato) ovvero un’indennità che viene riconosciuta agli amministratori delle società al termine del proprio mandato.
Si tratta di un’indennità sottoposta a regime fiscale favorevole, infatti gli accantonamenti relativi al TFM sono deducibili in capo alla società, nei limiti delle quote maturate nell’esercizio, sempre che tale indennità risulti da atto scritto con data anteriore all’inizio del rapporto.
Ovviamente esistono anche altre forme di strategie di pianificazione fiscale e per sapere quale di esse è maggiormente in linea con la propria attività, è fondamentale rivolgersi ad un avvocato fiscale.
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Considerazioni finali sul diritto fiscale
La tassazione è un aspetto più che importante per qualsiasi attività commerciale poiché la corretta gestione di qualsiasi azienda dipende anche dalla conoscenza specializzata che si ha delle diverse regolamentazioni e delle leggi fiscali cui le aziende sono sottoposte.
In sintesi il diritto fiscale gioca un ruolo fondamentale a livello aziendale, pertanto avere al proprio fianco un esperto di questo settore è diventata una vera e propria esigenza comune.
Per fare un esempio concreto, con una consulenza fiscale è possibile capire cosa fare in caso di eventuale controllo fiscale, oppure se si ha il diritto o meno di usufruire di determinate esenzioni fiscali e così via.
Tra l’altro è bene sapere che in ambito fiscale la legislazione è in continua evoluzione, ed è sottoposta a costanti cambiamenti legislativi, sia a livello nazionale che a livello internazionale.
Come è evidente dunque, avere al proprio fianco un professionista a cui chiedere consulenze dettagliate è di estrema importanza, specie per le realtà che hanno a che fare quotidianamente con tasse, imposte e tributi di vario genere, proprio come le realtà aziendali.
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A chi rivolgersi?
Come anticipato, affrontare una controversia fiscale potrebbe non essere una cosa semplice per qualsiasi azienda, specie se non si ha al proprio fianco dei professionisti del settore.
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